Spiragli 2011
Può accadere che per un vuoto memoriale ci si ritrovi, improvvisamente, per una via cittadina simile ad fitta boscaglia.
Il panico che ti assale ti si abbarbica come rampicante ubertoso ed inesorabile che ti farà preda tra le sue spire.
Con il cuore in tumulto ti parrà d’essere piombato, per pura fatalità, tra un gruppo di acrobati in esercizio che, inconsapevoli, ti sfiorano al limite del rischio.
Resti, perciò, incenerito dalla tua stessa rivelazione e vieni trafitto dai più contrastanti pensieri che ti annebbiano vista e mente.
E’ lo spasimo del disperso che, colto dallo sgomento, sentirà sciogliersi muscoli e cervello senza più dominio.
Cercherai, allora, un sostegno fisico qualsiasi per reggerti perché il suolo che ti sostiene sembrerà liquefarsi attraendoti in una voragine immaginifica dove ti sentirai un cespo isolato.
Il tuo capo si volgerà a scatti in ogni direzione come a voler suggere dalla gente che ti sfiora un invito a trarti da quel labirinto, senza tempo, in cui sei stato depositato.
L’aria di un mesto Novembre ti addosserà tutti i brividi del suo cielo corrusco ed indifferente; eppure, quella solitudine estrema può anche accaderti di notare nimbi di fiori dalla cromia evanescente far bella mostra attraverso la vetrina del negozio davanti al quale tu trovi, inconsapevole, e, per la prima volta,quella visione che, di solito, ti beneficia non ti susciterà vibrazione d’anima.
Il tuo corpo sarà teso allo spasimo ed, in quegli istanti di panico, invocherai mentalmente, come naufrago alla deriva, gli spazi confortevoli della tua dimora e, principalmente, un volto di donna dal sorriso rassicurante, a te particolarmente caro, a cui implorare di trarti da quel limbo in cui sei stato precipitato, senza colpa.
Ti sentirai l’Ulisse anelante Itaca ed il suo approdo sicuro.
Sono, quelli, momenti sospesi che annullano il presente adagiandoti crudelmente in una giungla d’idee in fermento fuori di ogni realtà.
I passanti, come alberi di foresta pietrificata, non parteciperanno al tuo sgomento; eppure, in quello stato afisico potrebbe accaderti di sentire aleggiare un vago senso di poesia tentare di sorreggerti prima che la tua mente tracimi nel delirio.
E’ quella una “roulette” sulla quale ti parrà di tallonare un numero impazzito e ti parrà di sentire che la poesia che ti fiorisce dentro una sovrana solitudine tenterà di venirti in soccorso attraverso insondabili provenienze.
La mente è nebulosa e, pur così, vi coglierai lampi di lucidità perversa mediante un frasario sommesso rielaborato che ti giungerà come nenia di madre che canti.
Intanto un brivido di luna, avvolgendoti, ti caverà gli occhi per un’oscurità non soltanto fisica a sottolineare riverberi d’angoscia.
In quel mesto declinare pomeridiano di quel Novembre uggioso ti sarà naturale tentar di cogliere tra gl’ignoti passanti un viso, un sorriso a te caro, ma ti troverai tra i flutti di un mare gonfio d’ira e berrai acqua e sale tra palazzi muti di una città che non riconosci, ma che ti appartiene e ti sfugge come sabbia dalle mani.
La cognizione del tempo sarà svanita, non percepirai più il suo stillare inesorabile dentro la voragine che ti ha attratto.
Ti sentirai colto da una disperazione muta ed invocherai con occhi famelici e senza voce quel viso muliebre dal sorriso rassicurante.
D’improvviso, però, come destato da un flash fotografico in viso, sorgerai da quel limbo in cui eri precipitato.
Ti sei destato.
Il tuo ansimare avrà una ragione fisica. E nella luce declinante di quell’uggioso pomeriggio tornerai, come d’incanto, alle tue dimensioni fisiche, alle tue appartenenze e ai tuoi valori quotidiani marchiati dalla tua storia personale.
Percepirai il palpito della tua città e ritroverai i tuoi ritmi naturali e quell’anima che s’era persa nel sogno malefico.
Il breve letargo pomeridiano ti abbandonerà per restituirti a te stesso. Si è trattato, certamente, di uno sfogo dell’anima che planando senza meta per vie non tracciate nella tua mappa mentale si è espressa con il treno onirico che alberga in ognuno di noi e che, per particolari fini insondabili, ha scelto la tua fermata per indicarti, a monito, i tuoi squilibri, le tue ansie represse e quanto d’inconfessato s’agiti in te.
Dicembre 2003
Pubblicato su “Spiragli” di Marsala 2011